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Un orto sul terrazzo: un’iniziativa di “Fare Decrescita” in collaborazione con “L’Asilo”

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Se pensate che sia impossibile coltivare un orto a casa vostra, sappiate che non è così. “Fare decrescita”, un’associazione no profit napoletana che ha l’intento di diffondere le teorie legate al tema della decrescita in tutti i suoi aspetti, vi spiega con lezioni molto accurate come creare una  coltivazione  sul vostro balcone o terrazzo.

Dalla creazione del compost, con le istruzioni su cosa usare e in che quantità sfruttando i rifiuti organici che si producono ogni giorno, passando per le varie tecniche di coltivazione (sia in terra piena che in vaso), fino alla raccolta dei frutti, entrando così anche in un’ottica di risparmio e di riciclo.

L’obiettivo è quello di veicolare il messaggio di uno stile di vita diverso da quello che la società moderna ci impone, attraverso numerose iniziative che coinvolgono direttamente la cittadinanza, con modelli che ognuno può riprodurre nella vita quotidiana.

Siamo andati a seguire una delle lezioni “Laboratori orto & giardino urbano” tenuta Carla Majorano, co-fondatrice di Fare Decrescita, con i ragazzi de “L’Asilo”, un collettivo autogestito che porta avanti l’idea che “gli spazi sono di chi se ne prende cura”; spazi in cui si promuovono un’ampia serie di attività culturali, dall’arte visiva alla danza, teatro, cinema e musica, all’interno dell’edificio che ospitava l’Asilo Filangieri di Napoli, basandosi unicamente sul lavoro di volontari, sull’autofinanziamento e sulle donazioni.

A questo proposito abbiamo intervistato due responsabili de “L’Asilo” che si occupano direttamente del progetto “Orto”:

In che modo “L’Asilo” collabora con “Fare Decrescita”?

In sostanza concediamo gli spazi dell’ex Asilo Filangieri per le lezioni, oltre alla strumentazione necessaria e ad aver creato un orto nel cortile della struttura, spazio fruibile da tutti. Tutto questo è possibile grazie all’autofinanziamento, al volontariato e alle donazioni.”

Qual è l’obiettivo che si pone “Fare Decrescita” come associazione?

“Il nostro obiettivo è semplicemente quello di diffondere il più possibile l’idea della decrescita in ogni suo aspetto, applicandola ai settori più disparati, come ad esempio l’edilizia, l’eco cosmesi e la cucina biologica attraverso lezioni, come nel caso odierno, seminari e conferenze”.

Qual è, invece, l’obiettivo dell’iniziativa “Orto”?

“Queste lezioni rientrano in quella che noi chiamiamo “economia del dono”, ovvero chiunque ha una competenza la dona agli altri senza chiedere nulla in cambio. “Fare Decrescita” con i suoi progetti si inserisce nel discorso dell’utilizzo sostenibile delle risorse e della riappropriazione della terra, contrastando lo sfruttamento sfrenato a cui oggi assistiamo e che ci porterà ad un cambiamento inevitabile e più o meno catastrofico della nostra realtà, verso un sistema economico e culturale che ancora non si conosce.”

I cittadini si sono dimostrati interessati a queste iniziative?

“Basti pensare che l’idea iniziale prevedeva un numero chiuso di 25 persone, ma già dal primo giorno ci sono arrivate circa 60 richieste; così abbiamo deciso di renderlo accessibile a tutti coloro che volessero partecipare.”

Se pensate che sia impossibile coltivare un orto a casa vostra, sappiate che non è così. “Fare decrescita”, un’associazione no profit napoletana che ha l’intento di diffondere le teorie legate al tema della decrescita in tutti i suoi aspetti, vi spiega con lezioni molto accurate come creare una  coltivazione  sul vostro balcone o terrazzo.

Dalla creazione del compost, con le istruzioni su cosa usare e in che quantità sfruttando i rifiuti organici che si producono ogni giorno, passando per le varie tecniche di coltivazione (sia in terra piena che in vaso), fino alla raccolta dei frutti, entrando così anche in un’ottica di risparmio e di riciclo.

L’obiettivo è quello di veicolare il messaggio di uno stile di vita diverso da quello che la società moderna ci impone, attraverso numerose iniziative che coinvolgono direttamente la cittadinanza, con modelli che ognuno può riprodurre nella vita quotidiana.

Siamo andati a seguire una delle lezioni “Laboratori orto & giardino urbano” tenuta Carla Majorano, co-fondatrice di Fare Decrescita, con i ragazzi de “L’Asilo”, un collettivo autogestito che porta avanti l’idea che “gli spazi sono di chi se ne prende cura”; spazi in cui si promuovono un’ampia serie di attività culturali, dall’arte visiva alla danza, teatro, cinema e musica, all’interno dell’edificio che ospitava l’Asilo Filangieri di Napoli, basandosi unicamente sul lavoro di volontari, sull’autofinanziamento e sulle donazioni.

A questo proposito abbiamo intervistato due responsabili de “L’Asilo” che si occupano direttamente del progetto “Orto”:

In che modo “L’Asilo” collabora con “Fare Decrescita”?

In sostanza concediamo gli spazi dell’ex Asilo Filangieri per le lezioni, oltre alla strumentazione necessaria e ad aver creato un orto nel cortile della struttura, spazio fruibile da tutti. Tutto questo è possibile grazie all’autofinanziamento, al volontariato e alle donazioni.”

Qual è l’obiettivo che si pone “Fare Decrescita” come associazione?

“Il nostro obiettivo è semplicemente quello di diffondere il più possibile l’idea della decrescita in ogni suo aspetto, applicandola ai settori più disparati, come ad esempio l’edilizia, l’eco cosmesi e la cucina biologica attraverso lezioni, come nel caso odierno, seminari e conferenze”.

Qual è, invece, l’obiettivo dell’iniziativa “Orto”?

“Queste lezioni rientrano in quella che noi chiamiamo “economia del dono”, ovvero chiunque ha una competenza la dona agli altri senza chiedere nulla in cambio. “Fare Decrescita” con i suoi progetti si inserisce nel discorso dell’utilizzo sostenibile delle risorse e della riappropriazione della terra, contrastando lo sfruttamento sfrenato a cui oggi assistiamo e che ci porterà ad un cambiamento inevitabile e più o meno catastrofico della nostra realtà, verso un sistema economico e culturale che ancora non si conosce.”

I cittadini si sono dimostrati interessati a queste iniziative?

“Basti pensare che l’idea iniziale prevedeva un numero chiuso di 25 persone, ma già dal primo giorno ci sono arrivate circa 60 richieste; così abbiamo deciso di renderlo accessibile a tutti coloro che volessero partecipare.”

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